Che anno sarà il 2023 per il business travel? In tanti nel settore si pongono questa domanda visto l’andamento del 2022: anche se le aziende hanno ricominciato a viaggiare, la guerra Russa-Ucraina e gli strascichi del Covid-19 in alcuni Paesi hanno compromesso la stabilità economica a livello globale. Tutto ciò ha rallentato la ripresa del settore dei viaggi d’affari nonostante la prima ripartenza osservata nel 2021 grazie all’introduzione del green pass.
Lo scenario rimane generalmente incerto tra guerra, l’inflazione e la dura ripresa dalla pandemia e dalle sue restrizioni a cui si aggiunge un tema che inizia a stare molto a cuore alle aziende: la sostenibilità.

Questi fattori hanno portato a spostare al 2025 la stima del recupero e superamento dei livelli di spesa per i viaggi di lavoro del 2019, ben due anni più tardi rispetto alle stime effettuate in precedenza. 

Nonostante questo, le aziende hanno non solo la voglia ma anche la necessità di ripartire.
Uno studio di American Express, relativo alle intenzioni di spesa nei prossimi 12 mesi, riportato in questo articolo di Missionline, racconta di come:

  • l’82% voglia partire per lavoro in quanto ritenuto molto rilevante in termini di aumento del fatturato 
  • il 73% ritenga che i viaggi di lavoro siano fondamentali per poter comunicare tra i vari team presenti nelle diverse sedi di un’azienda
  • il 42% preferisca viaggiare per lavoro per poter conciliare lavoro e tempo libero (a questo proposito il 43% delle aziende vuole trovare modi per agevolare il bleisure)

Guardando a questi elementi e a quanto accaduto negli ultimi 12 mesi, il futuro del business travel nel 2023 sembra viaggiare obbligatoriamente su queste direttive:

  • sicurezza
  • aumento dei costi (e relative strategie per contenerli)
  • digitalizzazione e analisi dei dati
  • le preferenze dei viaggiatori nell’utilizzo di aerei, treni o automobili
  • la sostenibilità

Andiamo a vederle nel dettaglio.

Sicurezza

L’esperienza della pandemia ha “portato alla ribalta” il travel risk management poiché i dipendenti hanno iniziato a chiedere più tutele, considerati gli scenari degli ultimi due anni.
È diventata priorità per le aziende costruire delle policy che garantiscano la sicurezza del dipendente in ogni casistica possibile e per fare questo hanno iniziato a utilizzare tool specifici per aiutarli nelle loro richieste.

Questo ha portato inevitabilmente anche alla revisione delle travel policy e alla riduzione di tutti gli spostamenti che non sono veramente necessari dando quindi spazio a meeting e conferenze online, anche questi diventati familiari con la pandemia. 

Una trasformazione che normalmente richiede molto tempo si è svolta rapidamente a causa dello scenario instabile della pandemia ed è diventata necessaria a causa degli scenari geopolitici in atto nel mondo.

Il travel risk management è ora un pilastro dei viaggi di lavoro e come tale deve essere gestito nel modo più efficiente possibile.

Aumento dei costi

L’inflazione e – di conseguenza – i prezzi stanno aumentando, questo lo sappiamo. Ma come sta avvenendo? 

Lo studio Global Business Travel Forecast di GBTA e CWT ha posto l’attenzione sui seguenti dati:

  • crollo delle tariffe aeree per il business travel oltre il 12% nel 2020 (rispetto al 2019) con un successivo aumento al 26% nel 2021
  • prezzi dei biglietti Economy diminuiti del 24% mentre quelli Premium (first class e business class) del 33% dal 2019 al 2021
  • la prospettiva di un aumento complessivo del 48,5% nel 2022 dei prezzi ma comunque sotto ai livelli di pre-pandemia fino al 2023

Dobbiamo poi tenere in considerazione il rafforzamento del dollaro. Come spiegato in questo articolo di Repubblica, uno dei principali problemi legati all’aumento del costo dei carburanti è proprio il problema che il noleggio a lungo termine, l’acquisto di nuovi velivoli e i rifornimenti di carburante, vengano quasi sempre pagati in dollari poiché è la valuta di riferimento del settore aereo.

Il fatto che il dollaro abbia un ruolo così determinante per alcune compagnie aeree fa sì che le più previdenti acquistino grandi quantità di carburanti a un prezzo alto ma stabile, in modo da evitare future fluttuazioni del costo del carburante.

Per l’acquisto di nuovi velivoli, la situazione è simile. Il rafforzamento del dollaro, causato dai rialzi dei tassi d’interesse decisi dalla FED ma anche dalla guerra in Ucraina, ha innescato un meccanismo di difesa anche da parte di Airbus e Boeing per tutelarsi. Di conseguenza, le spese dell’aumento dei costi dei materiali di costruzioni viene scaricato sugli acquirenti, e questo, secondo IATA, porterà a una perdita complessiva di 10 miliardi nel 2022 per il settore dei voli.

Ma in che modo ne risente il viaggiatore?
Per esempio, ITA Airwaves ha iniziato a risparmiare rinunciando a decolli di voli che non siano quasi completamente pieni (tra gennaio e agosto sono stati effettuati 60.500 voli, per un totale di 108 mila ore di navigazione quindi -14% sugli obiettivi fissati nel budget). La riduzione dei voli porta a sua volta all’aumento dei prezzi dei biglietti, eliminando di fatto tutte quelle offerte imperdibili – come ad esempio le tariffe a 0.99€ o 9,99€ di Ryanair (che già prevede di portare la sua tariffa media a 50€ nei prossimi 5 anni), a cui tanti viaggiatori si erano abituati.

Diversa è la situazione per quanto riguarda gli hotel, anche se il risultato non cambia.

Il costo degli hotel è sceso del 13,3% nel 2020 e di un ulteriore 9,5% nel 2021. Ci si aspetta un aumento del 18,5% nel 2022, seguito da un +8,2% nel 2023. In generale, gli hotel hanno già superato, in certe zone, i livelli del 2019 ma ci si aspetta che questa tendenza sia globalmente estesa nel 2023.

Le previsioni a livello mondiale sono le seguenti:

  • Nord America – l’inflazione continua a premere nei settori alimentari e del lavoro contribuendo all’aumento dei prezzi, soprattutto in zone con molta domanda. Qui la domanda degli hotel nel 2022 ha sorpassato il 2019 in diversi mercati e ci si aspetta che una crescita dei prezzi del 22% nel 2022 e 11% nel 2023, in quanto c’è necessità da parte degli hotel di compensare i costi operativi.
  • America del Sud – la lunghezza dei soggiorni sta aumentando, in quanto i viaggiatori preferiscono mete in cui possono unire lavoro e tempo libero. Alcune destinazioni caraibiche vedranno un record di prenotazioni in 2022 e 2023.
  • Asia-Pacifico – Le restrizioni anti-covid della Cina contribuiscono a ridurre la domanda di viaggio nel mercato che sta influenzando l’intera area. Le basse occupazioni stanno abbassando le tariffe degli hotel ma ci si aspetta che il mercato cinese riparta una volta che le restrizioni saranno sparite.
  • Europa, Medio-Oriente, Sudest Asiatico e Africa – in Europa si vedrà un aumento non uniforme delle tariffe; per esempio in UK i prezzi degli hotel saranno del 31,8% nel 2022, superando i livelli del 2019. Alcuni stati come Germania e Francia non vedranno un superamento dei livelli del 2019 a causa della caduta economica causata dall’invasione dell’Ucraina.
    Alcune parti del Sudest Asiatico e del Medio-Oriente stanno vedendo una forte crescita nelle tariffe hotel a causa di molti eventi che hanno fatto resuscitare la regione (come UAE Expo 2020), senza contare che gli Emirati Arabi consentono ai russi, attualmente esclusi da altri paesi, di entrare.

In sintesi, i costi sono trasversalmente aumentati o aumenteranno nel breve periodo. Chi viaggia per lavoro non può aspettarsi “una tregua” in questo senso o un ritorno ad alcuni prezzi decisamente convenienti che si sono visti in alcuni periodi. Il viaggio in sé costerà di più, in un’ottica di rincari generalizzati ed è quindi necessario organizzarsi per contenere le spese superflue, lavorando sui processi e accelerando la digitalizzazione.

Le preferenze dei viaggiatori per lavoro

AirPlus Business Travel Index, il tool di data mining che elabora le transazioni di viaggio effettuate con i sistemi di pagamento di AirPlus, ha rilevato tra le sue tendenze i seguenti dati relativi a tempistiche e destinazioni:

  • Le trasferte effettuate nel primo trimestre del 2022 sono state più lunghe rispetto il 2019 (una media di 7,2 giorni rispetto ai 6,1 del 2019)
  • I voli per trasferte europee superano quelli per viaggi nazionali (45,7% rispetto al 39,3% del 2019)

Una ricerca del 2022, invece, svolta da Trainline mostra come il treno sia diventato il mezzo preferito da molti viaggiatori di lavoro che vogliono combattere “i tempi morti di viaggio”.

L’82% dei business travellers in UK ha segnalato che riuscire a mantenersi produttivi è uno dei motivi da prendere in considerazione nella scelta del mezzo, con un 44% che sostiene che rimanere produttivi nei momenti “buco” è diventato particolarmente importante con la pandemia.
Il treno consente un accesso più facile al WIFi e alla connessione mobile nonché un ambiente più confortevole per lavorare rispetto all’aereo.

Se questa tendenza venisse confermata, rappresenterebbe un interessante “cambio di paradigma” nell’intendere il viaggio di lavoro, che punta all’operatività anche in movimento piuttosto che alla rapidità negli spostamenti. Inoltre, il treno, con il suo minor impatto ambientale, si inserisce prepotentemente anche nell’ultimo trend che andremo ad analizzare: la sostenibilità.

Sostenibilità

La sostenibilità è sempre più una priorità per tutti:

  • per le aziende, che spesso iniziano a intendere i viaggi in un’ottica differente, cercando di focalizzarsi sui viaggi necessari, magari accorpando più appuntamenti, più green (voli senza scalo, con compagnie aeree che utilizzano carburanti sostenibili quando possibile) ma soprattutto utilizzando servizi di carbon offset
  • per l’Unione Europea, con l’introduzione dei pacchetto “Fit for 55”, si è posta l’obiettivo di diminuire gradualmente le emissioni dei gas serra per arrivare al 55% entro il 2030 e al 63% entro il 2050 
  • per le compagnie aeree, che stanno investendo nei SAF, ovvero i carburanti sostenibili. Ad esempio, KLM ha iniziato ad aggiungere lo 0,5% di SAF al sistema di alimentazione dell’aeroporto Schiphol per ogni volo in partenza da Amsterdam

Tuttavia rimangono delle difficoltà nel conciliare la sostenibilità con i costi aziendali: spesso le soluzioni sostenibili sono difficilmente reperibili su larga scala e quindi risultano più costose (ne parliamo qui) e nelle aziende si sente la mancanza di budget e la sensibilizzazione dei dipendenti per attuare un reale cambiamento.
Secondo questo articolo di SAP concur, solo il 36% delle aziende ha un ruolo dedicato alla responsabilità ambientale e solo il 10% ha un intero team dedicato.
Il problema è enfatizzato anche dalla difficoltà di alcune aziende di digitalizzare i processi: infatti il 54% delle aziende intervistate non dispone di nessun tool di organizzazione di viaggi, anche se l’86%, ne prenderebbe in considerazione uno.

Tra le tendenze evidenziate dall’Airplus Business Travel Index troviamo come le aziende cerchino comunque di tenere un comportamento più rispettoso dell’ambiente in concomitanza con la ripartenza dei viaggi aziendali.

Da questo “groviglio” di problematiche emerge però quello che probabilmente sarà il vero trend del 2023: la necessità di digitalizzare il più possibile i processi per far fronte alle sfide che le aziende si trovano a fronteggiare

Digitalizzazione e analisi dei dati

La digitalizzazione è quindi il cuore della questione che però non si limita alla sola necessità di digitalizzazione ma si estende anche alla tipologia di strumenti con cui viene attuata.

Dovendo efficientare per contenere i costi, emergono infatti dei problemi negli strumenti utilizzati per le prenotazioni e nella lettura dei dati che questi possono fornire. 

Ad esempio, da uno studio di HRS e GBTA, che ha coinvolto i leader dei viaggi e del procurement in Europa e in America, emerge come lo smart working stia cambiando la realtà del lavoro e di conseguenza del business travel.

Gli uffici dimezzano le postazioni a favore del lavoro da remoto e dei coworking e quindi diventano necessarie sia le possibilità di prenotazione dei co-working che l’organizzazione di retreat e viaggi aziendali per “fare gruppo”. 

Spesso però gli strumenti di prenotazione utilizzati dalle aziende sono inefficienti: il 67% dei dipendenti intervistati afferma che sarebbe più facile utilizzare un unico canale per tutte le prenotazioni che consenta di utilizzare gli strumenti di pagamento aziendali mentre il 74% sostiene che sarebbe ulteriormente più semplice prenotare alberghi e spazi coworking con un’unica tecnologia.

Inoltre, molti non sfruttano le opportunità date dalla digitalizzazione per leggere i dati, individuare gli sprechi e agire di conseguenza. 

Vista la necessità di viaggiare per lavoro e contemporaneamente di contenere i costi, per evitare tagli che danneggerebbero il buon funzionamento dell’azienda, nel 2023 diventerà fondamentale appoggiarsi a soluzioni digitali che permettano di ottimizzare al meglio tutti i processi legati ai viaggi d’affari.

BizAway e la ripresa

Essendo BizAway una piattaforma nata e fondata sull’idea di digitalizzazione del business travel, guardando ai dati degli ultimi due anni abbiamo un punto di vista leggermente differente rispetto al resto del mercato. 

Chi utilizza BizAway ha infatti già intrapreso la strada della digitalizzazione e i risultati si vedono nei numeri: confrontando i dati del 2019 con quelli del 2022 notiamo anche noi una crescita della spesa per il business travel, che anno dopo anno tende a tornare ai livelli pre-pandemia, accompagnata però da una crescita parallela del numero effettivo di prenotazioni.

Non stiamo quindi rilevando gli effetti dell’aumento prezzi causati dall’inflazione ma una vera e propria ripresa delle attività.

A conferma di questo, possiamo notare che i nostri clienti sono attualmente al 70% dei livelli pre-pandemia. Nello specifico, nel 2022 sono al 69,31% delle spese effettuate per il business travel e al 68,06% delle prenotazioni rispetto al 2019. 

Questo è probabilmente dovuto al fatto che l’implementazione di un sistema nativamente digitale in coordinato con i servizi introdotti nella piattaforma nel corso degli ultimi due anni, hanno permesso ai nostri utenti un’ottimizzazione tale delle spese per i viaggi di lavoro da poter continuare una regolare ripresa delle attività.


Per BizAway la pandemia è stata un’occasione per crescere, integrare servizi e migliorare la piattaforma, con l’introduzione di servizi per il travel risk management grazie a Riskline, l’acquisizione della licenza IATA di Adige Viaggi e l’introduzione del calcolatore automatico per la compensazione della CO2.

“Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da costanti e repentini stravolgimenti della situazione internazionale ed è emerso come sia sempre più fondamentale essere organizzati e avere a disposizione degli strumenti precisi e affidabili per far fronte a qualsiasi tipo di situazione” sostiene Flavio Del Bianco, CTO e co founder, “Con BizAway abbiamo da sempre lavorato per fornire alle aziende lo strumento più smart e affidabile per gestire le trasferte e i propri dipendenti in viaggio.”

Il 2023 continuerà quindi su questa strada: ulteriori implementazioni per ottimizzare il più possibile i viaggi dei nostri clienti e servizi per fronteggiare al meglio situazioni improvvise o di emergenza e fornire la soluzione digitale più all’avanguardia per il business travel.